Una nuova visione dell'architettura
Una nuova visione dell'architettura
Per quanto concerne l'attività d'architetto del Bramante, va subito ricordato come sia stato il primo ad aver ripetutamente progettato degli organismi a pianta centrale. Nei lavori di Bramante l'impianto centrico è una costante rinvenibile, ad esempio a Milano nella sagrestia di Santa Maria presso San Satiro o a Roma nel tempietto di San Pietro in Montorio e in tutte le planimetrie per San Pietro, dove la pianta centrale si sviluppa nella croce greca inscritta a cinque cupole, a quincunx. Vasari ha osservato correttamente come Bramante abbia sempre manifestato un atteggiamento verso l'antico privo di ogni intenzione di replica, così come più tardi osserverà correttamente Mariani: "Servirsi dell'antico e non asservirsi o servire l'antico sembra, giusta l'intuizione vasariana, il suo motto".
Nel corso del periodo romano Bramante ha scelto monumenti ed architetture di alta qualità a lui congeniali, al fine di dar vita ad un'architettura nuova. Dunque, con riguardo a Bramante, si può parlare più di un'emulazione che di una mera imitazione degli antichi.
Sebbene non fosse un ''brunelleschiano'', Bramante conosceva bene le opere del maestro fiorentino. Il transetto di Santa Maria presso San Satiro, per esempio, poteva essere considerata una ricreazione dell'impianto della cappella Pazzi.
Santa Maria presso San Satiro
Milano, dal 1481
La sua origine va fatta risalire al 1477, quando, in seguito ad un miracolo attribuito ad un'immagine della Vergine che si trovava in loco, il duca Gian Galeazzo Sforza decise di far erigere un edificio nuovo per custodirla. I lavori devono essere cominciati nel 1478, mentre la conclusione dei lavori più importanti la si può far risalire al 1490.
Bramante vi intervenne a lavori iniziati, probabilmente dal 1482, quando già era stato edificato un oratorio presso l'antico sacello di San Satiro. Tra le sue opere certe si deve annoverare il celebre finto coro prospettico, definito dal duca Sforza "mirabili artificio", e la sagrestia che riprendeva sia i prototipi tardo antichi che i battisteri romanici lombardi: un alto vano ottagonale con matroneo e nicchie angolari alternate a "sfondati", e per la prima volta la soluzione bramantesca delle paraste piegate "a libro". Inoltre nella sagrestia compariva la caratteristica ricerca bramantesca di un'illuminazione zenitale, con otto oculi aperti nella cupola.
Nel coro di Santa Maria presso San Satiro, Bramante, avvalendosi della sua esperienza di pittore prospettico, realizza un bassorilievo dorato e colorato ottenendo così il prolungamento dello spazio reale in uno spazio solo rappresentato: in una profondità di poco più di un metro, Bramante simulava un coro di tre campate profondo circa 14 metri, che non poteva essere realizzato per la presenza di una strada (l'attuale via del Falcone).
Mentre la facciata principale è opera del XIX secolo, la facciata posteriore su via del Falcone è originaria e costituiva a Milano il primo esempio di una composizione affidata esclusivamente agli ordini classici, paraste, trabeazioni e timpani, quindi senza quella ricca plastica ornamentale caratteristica della tradizione lombarda del Quattrocento.
Tre erano le concessioni alla tradizione locale: le paraste erano ottenute con risalti di mattoni, i capiteli erano in pietra di ordine corinzio e la cupola emisferica era racchiusa in un tiburio cilindrico coperto a tetto, elemento lombardo, seppur qui attualizzato, con nicchie e paraste. Nell'angolo della parte centrale della facciata compariva per la prima volta la soluzione bramantesca delle due paraste accostate, mentre le pareti presentavano elementi geometrici, telai e pannelli, anch'essi realizzati in mattoni. T utte queste erano novità assolute per la cultura milanese.
Per quanto riguarda le ipotesi formulate dagli studiosi riguardo la realizzazione della chiesa, due sono le più rilevanti: la prima vorrebbe che di questa venisse prima realizzato il transetto ed aggiunto successivamente il corpo con le tre navate; la seconda sostiene che Bramante intendesse adottare, con un primo grandioso progetto, un impianto a croce greca, primo esempio di compiuta concinnitas, un progetto poi ridimensionato a causa dei già ricordati vincoli. Il progetto originario sarebbe stato costituito da un croce greca a navata unica, simmetricamente affiancato da due cappelle e quattro torri e avrebbe avuto forse l'accesso costituito da un arco di trionfo , come il Sant'Andrea albertiano di Mantova.
Proprio alla contrazione di questo progetto originario apparterrebbe la soluzione del finto coro prospettico. Inoltre alcuni resti di decorazioni esterne e tracce di affreschi recentemente rinvenuti proverebbero due cose: che l'organismo bramantesco sarebbe stato impostato a partire dai pilastri angolari di un primo oratorio quadrato, e che la sagrestia di Santa Maria presso San Satiro sarebbe restata per un certo periodo come un edificio isolato.