top of page

Il non costruito

Il non costruito

Progetto per la Basilica di San Pietro - Roma, 1506-1514

Il progetto di Donato Bramante prevedeva che la nuova San Pietro, con quattro facce uguali e quattro campanili agli angoli, fosse effettivamente isolata all'interno di una zona monumentale chiusa, degna delle più grandi terme romane o dei fori imperiali, e ben illuminata da grandi finestre nei muri perimetrali.   Sostituendo la più antica basilica della Cristianità, il San Pietro di Bramante doveva raggiungere il più alto grado di perfezione, affrontando al tempo stesso l'impegno di una dimensione colossale. 

La tipologia centrica veniva a complicarsi con le cinque cupole della pianta composita a croce greca inscritta, a quincunx.  In una delle numerose ipotesi progettuali, con braccia absidate e deambulatorio, con grandiosi pilastri e volte a botta alla romana e con una grande cupola, intendeva emulare la chiesa costantinopolitana di Santa Sofìa. Difficile è la ricostruzione della vicenda della fabbrica di San Pietro negli anni del coinvolgimento di Bramante.   Già dalla sua salita al soglio pontificio, nel 1503, Giulio II della Rovere aveva iniziato ad occuparsi della ricostruzione radicale della basilica antica. 

Nel 1505, Bramante cominciava a redigere le prime planimetrie e a proporre varie soluzioni per il più impegnativo programma edilizio del papa, che, nello stesso anno, commissionava a Michelangelo l'incarico di realizzare la propria tomba monumentale. Portava la data del 18 aprile 1506 la medaglia celebrativa della fondazione della basilica, coniata dunque perchè le ricerche della soluzione progettuale si erano concluse e il grande cantiere poteva essere aperto. Bramante, che proprio in quell'anno ha ricevuto l'incarico di architetto unico responsabile della fabbrica di San Pietro, poteva dunque iniziare il grandissimo impegno di definizione del progetto esecutivo e di avvio dei lavori, impegno che durerà sette anni fino al 1513, quando stanco ed ammalato cederà la direzione delle opere a Giuliano da Sangallo e a Raffaello. 

Dunque, tra i primi progetti del 1505 e il mese di aprile 1506 vanno collocati tutti gli studi bramanteschi, ad esempio il famoso Piano della pergamena, poi però abbandonato, in cui la pianta a quincunx trovava il massimo arricchimento spaziale con nicchie e "sfondati", o ancora un altro disegno in cui Bramante studiava la soluzione di una pianta centrale "allungata".  

Cortile del Belvedere - Città del Vaticano, 1505 ca.-1514

Fu Papa Giulio II a volere che i più di trecento metri di terreno collinoso, che separavano il palazzo del Vaticano dalla villa del Belvedere, venissero sistemati da Bramante.  Iniziati i grandi lavori di sterro per ridurre il declivio del colle e una valletta in terrazzamenti, il grandioso progetto doveva ben presto essersi precisato in due corpi di fabbrica, che lasciavano libero al centro uno spazio ascendente, da organizzare a tre livelli successivamente più alti, forse già con l'idea di un ampio spazio teatrale e di giardini.   L'architetto ha raccordato i tre differenti livelli del terreno con grandiose scalinate, stabilendo nei due lunghi corpi di fabbrica un portico con pilastri di ordine "romano" al piano più basso, un piano intermedio finestrato, con coppie di paraste e nicchie, ed un terzo piano loggiato di altezza ridotta e architravato. Punto focale dell'insieme, alla sommità, era una monumentale esedra, la quale conteneva una gradinata con possibile utilizzazione per spettacoli teatrali. 

L'esedra bramantesca è stata poi trasformata in un "nicchione" da Pirro Logorio nel 1560. Dunque, l'intervento mirava a collegare il palazzo alla villa con un grandioso giardino architettonico, che riuscisse anche ad armonizzare due complessi di stile differente. Alla morte dell'architetto, il cortile del Belvedere era in costruzione, ivi compresa nell'esedra una scala d'accesso a spirale, detta "a lumaca", la quale è stata una realizzazione bramantesca più volte imitata. La scala proponeva la successione dal basso dei cinque ordini architettonici, toscanico, dorico, ionico, corinzio, composito. È stato osservato che nel progetto del cortile del Belvedere, largo quasi 100 metri e lungo 300, il riferimento all'antichità non poteva che farsi diretto, perchè solo gli antichi romani avevano edificato organismi di così grandi dimensioni e affrontato con l'architettura spazi così immensi. 

bottom of page