Vita e attività artistica
Donato Bramante è nato nel 1444 in un piccolo borgo del ducato di Urbino da una famiglia di contadini piuttosto abbienti.
Si ritiene, pressoché concordemente, che sia proprio ad Urbino che Bramante ha avuto modo di entrare in contatto con Piero della Francesca e Leon Battista Alberti, divenuti nel tempo principali riferimenti per la sua formazione.
È ad Urbino, in altri termini, che ha avuto luogo l'apprendistato di Bramante, ed è qui che ha potuto assimilare quell'architectura ficta, che attuerà successivamente a Bergamo, Milano e a Roma.
Nel 1477-78 Bramante giunge a Bergamo, ove esegue, su commissione dei magistrati Sebastiano Badoer e Giovanni Moro, dei grandi affreschi sulla facciata del palazzo del Podestà. Sebbene siano pochi e di pessima condizione i resti di questa condizione pittorica, da essi è possibile scorgere il soggetto della raffigurazione: alcune figure di filosofi in inquadrature architettoniche, logge, nicchie e pilastri.
È possibile che a Bergamo Bramante abbia incontrato l'Amadeo con cui coopererà nel corso dei vent'anni del soggiorno milanese.
Non è possibile asserire con certezza quando Bramante sia giunto a Milano; all'uopo si può avere riguardo alla realizzazione del disegno per l' Incisione Prevedari, opera firmata e datata 1481, anno in cui dunque Bramante risiedeva senz'altro nella città lombarda. A Milano Bramante ha incontrato illustri artisti, scienziati e letterati, ma soprattutto sono di notevole rilievo le relazioni intrecciate con lo scultore-architetto Giovanni Antonio Amadeo e con Leonardo.
A Roma, infine, Bramante dev'essere arrivato negli ultimi mesi del 1499. Anche a Roma Bramante prosegue la sua attività di pittore, di cui si ricorda un affresco eseguito in San Giovanni in Laterano, oggi perduto. Come a Milano, così anche a Roma, Bramante ha intrattenuto frequentazioni con artisti e letterati e ha avuto committenti di spicco, cominciando peraltro a frequentare la corte vaticana a partire dal 1503, anno in cui è divenuto papa, con il titolo di Giulio II, Giuliano della Rovere. Tesi, invece, sono stati i rapporti con Michelangelo, sia per l'ipotesi di collocare la tomba monumentale di Giulio II al centro del nuovo San Pietro (allora in fase di progettazione), sia per le impalcature realizzate da Bramante per consentire l'esecuzione degli affreschi michelangioleschi sulla volta della Cappella Sistina, ad un'altezza di 20 metri.
L'architetto urbinate morirà a Roma l'11 aprile 1514.